«Bruno aveva assaporato tutte le gioie ed era felice, in forma. Di una cosa sola era amareggiato e con passione. Una sola cosa che lo addolorava, lo rendeva infelice. E per il suo orgoglio era tutto. «La gente non crede che io ci sappia fare come pilota. E non solo la gente ma anche la quasi totalità dei piloti dell'Aeronautica italiana. Essi credono che io sia come tanti altri «assi» che hanno scroccata la fama facendosi portare a spasso da un maresciallone».
«Su questa supposizione, del resto non errata, Bruno meditava lungamente e si sfogava con quelli che lo conoscevano. A Trapani i «cacciatori», pur amandolo, erano scettici. Un giorno torṇ da Roma e a tavola, al colonnello che comandava la caccia del campo, disse: «Sono stato a Montecelio. Ho visto il nuovo caccia Re 2000». E il colonnello: «Cosa ne dicono gli esperti di Guidonia?». E Bruno: «Ve lo posso dire io che l'ho provato». Prima meraviglia del colonnello. E Bruno non aveva fatto altro che andare a Montecelio e la scena si era svolta coś: «Cos'è quel cassone là?» dice Bruno. E il colonnello Tondi: «È il Re 2000». E Bruno: «Va?». E il colonnello Tondi che sa con chi ha a che fare: «Lo volete provare?». E Bruno, dopo anni che non volava su un monoposto da caccia e di quel genere velocissimo, si mette la combinazione e via in volo, con la massima sicurezza.
«Il colonnello di Trapani resṭ sinceramente sbalordito.
«In quel tempo Bruno meditava di passare alla caccia e se non fosse scoppiata la guerra in Grecia e la sua squadriglia trasferita, Bruno sarebbe ora uno dei migliori cacciatori d'Italia senza alcun dubbio.
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