«L'apparecchio, specie in atterraggio, era di difficile manovra, come tutti gli apparecchi che ancor non hanno «letteratura».
«Un mattino l'allora magg. Gori Castellani che comandava il gruppo vede un Cant levarsi in volo. «Chi c'è su?» chiese. «Il cap. Mussolini» gli fu risposto dall'ufficiale di giornata. «Con chi è?». «È solo». Castellani si incilindrò un po'. Lui stesso il primo volo sul Cant Z 1007 bis l'aveva fatto con uno che aveva già il passaggio. Non che non fosse capace di andar subito solo, ma un apparecchio nuovo, dai nuovi strumenti e aggeggi, ha bisogno di un sacco di attenzioni, che non è questione di abilità chiedere di fare un giretto con uno già abilitato. Bruno fece un lungo giro di campo, poi atterrò regolarmente. Castellani lo prese in disparte e gli disse: «Beh, non potevi andar su con il colonnello Tadè? Sai com'è».
«E Bruno, secco: «Bella figura che avrei fatto con i miei subalterni! Se io subalterno vedo arrivare il mio nuovo comandante e lo vedo fare il Doppio Comando sogghigno. Ho tolto così loro dal primo momento l'illusione di avere a che fare con il figlio di papà!».
«In queste cose salta fuori grande così il cuore di Bruno e il dolore per una perdita irreparabile!».
Nelle parole di tuo fratello è consacrata la tua coscienza aviatoria, la tua volontà di dominio sulle cose, il tuo desiderio di essere solo nella fatica e nel rischio. Il volo per te era una missione, un dovere, una gioia. La tua parola d'ordine, la tua segreta consegna era veramente: sempre più innanzi, sempre più in alto! Il mio «vivere pericolosamente» era la pratica della tua vita. Il tuo primo volo su grandi distanze fu quello sul percorso Istres-Damasco-Parigi. Nel mio giornale del 1937, in data 26 agosto, trovo: «Andato all'aeroporto a ricevere i piloti vittoriosi della Istres-Damasco-Parigi».
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