Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     «Secondo accordi prestabiliti ci collegavamo poi con Roma informando della situazione i nostri superiori.
     «Dimenticavo dirvi una cosa: se nelle ore precedenti alla gara c'era stata in me una certa emozione, essa spariva non appena il nostro S. 79 si staccava da terra e puntava direttamente verso la direttrice Orbetello-Bari.
     «A Damasco arrivavamo quando l'alba era sorta da un pezzo ed atterravamo con facilità. Erano le 5,29 locali. La nostra media era di 422 chilometri all'ora. Partiti ultimi, e cioè tredicesimi, avevamo già superato tutti i concorrenti stranieri e buona parte dei nostri compagni. Eravamo terzi, preceduti soltanto — e di pochi minuti — dagli S. 79 di Fiori-Lucchini e di Cuppini-Paradisi. Il rifornimento era piuttosto lungo ed avevo tempo di scendere per prendere una boccata d'aria. Mi sentivo molto bene ed anche un senso di stanchezza, che mi aveva preso dopo 6 ore di volo, spariva quasi immediatamente. Numerosi connazionali e spettatori mi pregavano di apporre la mia firma sulle loro tessere o su pezzi di carta.
     «Ripartivamo da Damasco per la via del ritorno alle 6,17. Tutti i nostri apparecchi erano arrivati tranne quelli del maggiore Lippi e del capitano Castellani che ci avevano segnalato di avere un'avaria all'elica. Ed eravamo già in volo da un pezzo, quando ci veniva la comunicazione che l'S. 79 in parola aveva avuto un incidente nel decollo, che i piloti erano rimasti incolumi e che solo il carrello si era schiacciato, dopo che le ruote erano affondate nel terreno troppo molle e cedibile.