Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     «Prima di chiudere, non posso fare a meno di mettere in evidenza la prova generosa dei bravi piloti francesi e dell'inglese Clouston, che hanno lottato coraggiosamente contro le difficoltà ed hanno cercato di superare, con la loro bravura, la deficienza degli apparecchi.
     «Bruno Mussolini.

     All'aeroporto del Littorio, ti ho visto scendere dall'apparecchio insieme coi tuoi compagni di volo. Eri vestito di bianco e non avevi affatto l'aria stanca. Ti sei messo in rango insieme con gli altri. Un cronista delle Vie dell'Aria narra di te: «Bruno era lì al centro di quella schiera di bravi; di fronte a lui chi tesseva il suo elogio era il suo grande padre. Ma Bruno era un gregario e il padre il suo Capo: siamo rimasti commossi e ammirati di questo superbo quadro di stile puramente romano, in cui il figlio pur avendo compiuto una impresa grande si sentiva umile e il padre si sentiva, nella grandiosità del momento, solamente il Capo che ordina giudica e premia».
     È vero, io non ero altro. Ma dopo, parlando, io tenevo gli occhi fissi nei tuoi Bruno, e dissi: «Sono venuto al vostro arrivo per portarvi l'espressione del mio compiacimento. Voi avete fatto il vostro dovere: avete vinto una battaglia in un modo veramente brillante come è stato riconosciuto da tutto il mondo. Vi sono tre elementi che caratterizzano questo volo: la regolarità assoluta della partenza e dell'arrivo a Damasco, la velocità altissima tenuta nella prima parte del percorso e nella seconda parte e soprattutto la perizia con la quale taluni equipaggi hanno potuto dominare le difficoltà opposte dagli elementi. Voi avete benemeritato della Patria, del Regime e dell'Ala fascista».
     Sulla tua combinazione bianca c'erano i tre «Sorci Verdi». Quando giungesti a casa ti abbracciai come meritavi e avesti l'abbraccio — come al solito senza parole — di tua madre.