Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Lascia, Bruno, che io consegni in queste pagine l'intervista da te concessa al Popolo d'Italia il giorno 20 gennaio quasi alla vigilia del volo.
     «Nel campo di Montecelio, pieno di sole e risuonante di motori, nella cerchia dei Monti Tiburtini, il tenente Bruno Mussolini ci ha parlato del grande volo a cui si prepara con una semplicità quasi laconica. Il tono di questa intervista, così scheletrito dallo stesso intervistato in domande e risposte serrate, dovrebbe dire già abbastanza da solo di questo giovanissimo soldato dell'aria, che a soli vent'anni ha combattuto con schietto valore in guerra come pilota ed ha compiuto prove che rimangono nelle cronache aeronautiche con risonanza gloriosa.
     «— Il comando di apparecchio che mi è stato affidato nella crociera che i «Sorci Verdi» stanno per compiere mi inorgoglisce, ma tutti i piloti dell'Aeronautica fascista potrebbero fare, col mio stesso allenamento, quello che io faccio. La condizione necessaria per ogni impresa aerea che esca dal comune è una seria preparazione, non già occasionale ed a carattere sportivo, ma tenace e continua, e noi piloti dell'Aeronautica fascista l'abbiamo tutti. Le nostre imprese, infatti, anche quelle di eccezione, non sono il risultato di una politica di prestigio, ma vengono come naturale conseguenza di tutto un complesso vastissimo di preparazione che va dalla disciplina e dall'addestramento del pilota all'eccellenza del materiale, sino all'esempio dei comandanti. Il volo che intraprenderemo a giorni poteva già essere compiuto più di un anno fa, quando con gli stessi apparecchi i «Sorci Verdi» si iscrissero alla gara Nuova York-Parigi, disertata poi da tutti gli altri competitori e tramutatasi nella Istres-Damasco. In questo periodo infatti i «Sorci Verdi» non hanno fatto niente di particolarmente connesso con un allenamento per voli atlantici. Per la verità hanno fatto di più e di meglio, ma di questo è prematuro parlare.