Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     «Salvate o verdi eroi dal balzo sì ampio e fulmineo.
     Nel bacio della Patria che a tutti i trionfi sovrasta!
     Al mondo ch'è stupito di vostro valor giovanile
     Dite che d'esti giovani la Patria possiede coorti».


     Tutte le allieve italiane e bulgare di una scuola di Sofia esaltavano il volo con parole inspirate dal giovanile entusiasmo. Balilla e piccole italiane, artisti, poeti, autorità, persone qualunque mandarono missive più o meno liriche e spesso commoventi. Il padre di Castellani — altro pilota — telegrafava: «Sapevo che voi e mio figlio avreste vinto perché su tutti aleggiava lo spirito del Fondatore dell'Impero». Non mancavano disegni rudimentali e lettere di stranieri scritte in un italiano pieno di buona volontà, anche se approssimativo, con relativa richiesta di autografi e fotografie. Nasceva lo spirito di emulazione. Un Balilla romano ti scriveva: «Sono stufo di essere coccolato dalla mamma; ho il desiderio di diventare un aviatore come voi». Due signorine volevano vederti e ti davano un appuntamento al Supercinema, Laura e Jole. «Porteremo — dicevano — un fazzoletto in mano e siamo bionde». Grande delusione di uno squadrista che aspettava i «Sorci Verdi» a Buenos Aires. Ti ha interessato la poesia «Le tre aquile» che «era sgorgata impetuosa» dal cuore del poeta, «nella visione spirituale dell'eroico volo»? Ti ha divertito la lettera degli scolaretti di Riva del Garda? «Caro Bruno, — essi dicevano — abbiamo sentito che sei andato col tuo aeroplano in America in 24 ore. Come sei stato bravo! Ora sei Capitano. Molti bambini dicono: se Bruno fa così, passa già suo papà. Ma la maestra dice che è quasi impossibile».