Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Trascuro la cronaca del tuo soggiorno al Brasile, al quale lasciasti — in mio nome e quale dono — il tuo apparecchio. Feste, ricevimenti, manifestazioni, autografi per molti giorni di seguito. Guardando le molte fotografie del tempo — nei giornali italiani e brasiliani — ho l'impressione che questo inevitabile frastuono ti lasciasse piuttosto indifferente. So che fra gli Italiani soltanto passasti ore di intensa emozione. Napoli, al ritorno, vi accolse con una folla immensa. Se male non ricordo, io venni a ricevervi alla stazione di Roma. Anche qui, grande folla. Salisti nella mia automobile e filammo verso Villa Torlonia. Tua madre ti attendeva. Ti attendevano tutti. Eri contento, ma con disinvoltura. Non ti davi l'aria di aver fatto una cosa suprema. Un volo, un volo lungo e fortunato: nient'altro! Nel mio diario, in data 22 febbraio, trovo semplicemente: «È tornato Bruno». Eri tornato da un grande volo. Avevi dominato gli spazi e tuttavia il tuo occhio aveva la semplice limpidità di un fanciullo.
     

Capitolo V – La “LATI”

     Il volo stupendo fra Roma e Rio non poteva rimanere isolato come un gesto senza domani. Esso doveva segnare l'inizio di comunicazioni aeree regolari fra l'Italia e il Brasile. L'importanza di un collegamento rapido fra l'Europa e l'America latina appariva oramai come una impresa di relativamente facile organizzazione. Nell'intervallo fra le guerre, questa fu la fatica alla quale ti dedicasti. Grave fatica poiché le difficoltà da superare — logistiche, tecniche, diplomatiche — erano veramente grandi. Vi si aggiungevano le rivalità più o meno concorrenti. Io seguivo questo lavoro tuo e dei tuoi camerati. Sfumata la possibilità di una combinazione italo-francese-tedesca, fu deciso di marciare da soli e di assumersi in pieno gli oneri dell'impresa. Ricordo con quale fervore tu mi parlavi della «Lati», del suo sviluppo, delle sue possibilità, del suo avvenire. Tutto ciò chiese parecchi mesi e solo verso la fine del 1939, quando già il cannone tuonava ad est e l'Italia aveva dichiarata la sua «non belligeranza armata», uomini e macchine e basi e scali in partenza, lungo la rotta, all'arrivo potevano dirsi oramai pronti. Nella tua qualità di Direttore Generale volesti fare personalmente un sopraluogo e in data 11 novembre rifacesti gran parte del percorso atlantico. Un comunicato lo annunciava nei seguenti termini: «L'aeromobile Savoia-Marchetti 83, immatricolato I. Azur, avendo a bordo il comandante Bruno Mussolini Direttore Generale delle Linee Transcontinentali Italiane, i comandanti Gori Castellani e Amedeo Paradisi e gli specialisti Aldo Boveri e Angelo Trezzini, è partito il giorno 11 corrente da Roma per una visita agli scali della «Lati» sulla rotta atlantica. Il viaggio viene compiuto allo scopo di constatare lo stato di avanzamento dei lavori e l'efficienza delle installazioni onde poter fissare la data di inaugurazione della linea aerea Roma-Rio de Janeiro. L'I. Azur è partito dall'aeroporto di Guidonia il giorno 11 alle ore 7,45 e dopo 1580 chilometri di volo senza scalo ha raggiunto Siviglia. La partenza da Siviglia è avvenuta il giorno 13 alle ore 7,30 con arrivo a Capo Juby alle ore 11,30 dopo un percorso di 1667 chilometri. Compiuta una visita al locale campo di fortuna, il comandante Bruno Mussolini e i suoi compagni di volo hanno proseguito alle ore 12,30 alla volta di Villa Cisneros dove hanno atterrato alle ore 14,30 dopo aver superato altri 587 chilometri. Il giorno 14 il viaggio è stato ripreso. Partito alle 8,30 da Villa Cisneros, l'I. Azur ha atterrato all'Isola del Sale nell'arcipelago di Capo Verde alle ore 12 dopo aver superato 1080 chilometri di cielo atlantico».