Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Facemmo quota molto lentamente: a 4000 metri incontrammo un forte vento da nord che ci fece trovare su Palermo 15 minuti prima del previsto.'Da Palermo il vento soffiava più forte e da ovest. I rilevamenti di Tripoli fecero notare una certa deriva che correggemmo; e così, in poco più di due ore, raggiungevamo l'aeroporto di Castel Benito a Tripoli.
     Il Generale Cagna era lì ad aspettarci; ci salutò con quella gioiosa cordialità che lo distingueva, si interessò del volo fatto e di quello che dovevamo fare. Diede un'occhiata entro il nostro S. 83 e con aria soddisfatta e felice rivolto a Bruno disse:
     «Mi sembrate zingari che si spostano; non posso nascondere la gioia che provo per voi, perché vi capisco perfettamente. Fate un volo interessantissimo e vedrete che rimarrete soddisfatti perché è una rotta non troppo facile».
     Ci parlò poi del suo recente volo fatto su questo stesso itinerario, ci raccontò un po' di sue peripezie, della ultima sua gita in A.O., ci parlò della sabbia e rocce nere, del deserto e dei serpenti e poi ci accompagnò in albergo a Tripoli; e dopo aver fissato un appuntamento al Castello perché il Maresciallo Balbo voleva salutare Bruno, se ne andò.
     Il Maresciallo accolse Bruno come un caro fratello minore, lo abbracciò e lo tenne sempre stretto a sé con il braccio intorno alle spalle. Lo guardava e sorrideva insistentemente facendo notare la gioia che provava.
     Era quasi meravigliato che Bruno fosse diventato così grande, così robusto, così giovane fatto; lo guardava e sorrideva.