Il Maresciallo Balbo intrattenne ancora Bruno su delle questioni coloniali; gli parlò con entusiasmo dell'arrivo dei contadini ferraresi a Bengasi ed a Tobruk. Gli mostrò carte della regione, fotografie e, dopo avergli raccontato la sua gita a caccia insieme col Generale tedesco Udet e le peripezie sulla caccia all'elefante, salutò Bruno con infinita affabilità.
A pranzo, In albergo, Bruno mi ripeteva spesso il pensiero del Maresciallo di fare di Cufra un aeroporto ben attrezzato da servire come base aerea per una diretta via di comunicazione tra l'Italia e l'Etiopia senza passare per il Cairo.
Il mattino dopo, fatto il pieno di benzina, decollavamo dal campo di Castel Benito e dopo 4 ore atterravamo a Cufra.
Il volo si svolse normalmente. La rotta alquanto difficile perché priva di punti di riferimento. La radio ed il suo operatore hanno controllato egregiamente la nostra navigazione stimata.
Gli ufficiali del presidio di Cufra accolsero Bruno con molta gioia. Lo guardavano con ammirazione e rimanevano sorpresi nel sentirlo parlare. Un ufficiale aviatore, un Sottotenente Sciaudone Raffaele, allo scoppio della presente guerra si ritrovò poi nella 260» Squadriglia, alle dirette dipendenze del Capitano Mussolini.
Il pomeriggio di Cufra lo trascorremmo girando con una macchina nei pressi, da un'oasi all'altra, ammirando ogni cosa. Facemmo molte fotografie. Il mattino dopo, per tempo, decollavamo da Cufra diretti a Tessenei.
Il volo fu veramente magnifico. Per circa 1400 km. sabbia. Se l'indicatore di velocità non ci avesse data la velocità dell'aeroplano non si avrebbe avuta la percezione del moto. Ad un certo punto la larga fettuccia del Nilo, la lunga biscia, con le sue curve ampie e dolci, si presentava ai nostri occhi come una rivelazione. Poi alcune colline, qualche cascinale, poi di nuovo terreno brullo e sabbia.
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