Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Bruno non aveva cambiato idea e stabilì di rifare la rotta interna, cioè Asmara-Cufra-Tripoli. Ricordava come il Maresciallo Balbo gli avesse detto che nessun pilota, fino allora, aveva fatto quella rotta e lui volle essere il primo. Io accondiscesi volentieri. Credevo in Bruno e vedevo in lui un'intima fierezza che lo rendeva contento. Contrariarlo o proporgli la rotta più sicura significava rattristarlo, diminuirlo e non potevo certo io fargli regali del genere. Non nascosi però una certa preoccupazione per il decollo da Asmara: a quella quota (2000 metri) il decollo dell'aeroplano era pericoloso per il suo sovraccarico.
     Gli manifestai questa mia preoccupazione e gli dissi pure di curare la salita perché la temperatura, troppo alta, poteva dare delle noie ai motori. Accolse di buon grado le raccomandazioni, e con la massima tranquillità si portò all'inizio della pista.
     La pista di lancio dell'aeroporto di Asmara è piuttosto larga; eventualmente, pensai, potrò dare un aiuto a tenere l'apparecchio in pista. Il che però è soltanto teoria; poiché in pratica manovra e deve manovrare soltanto un pilota. È questi infatti che ha i motori a portata di mano e che sente e dirige l'aeroplano sin dai primi metri di rullaggio.
     Il decollo avvenne bene. L'apparecchio rullando sempre al centro della pista la percorse tutta, si staccò lentamente dopo due saltini e si sostenne in aria appena; non prendeva velocità, vedevamo sempre le alette fuori, né si poteva picchiare per fargli acquistare velocità, perché c'erano due collinette in fondo, proprio in direzione della partenza; deviare non era prudente. A bordo nessuno fiatava.