Dopo ancora un'ora il primo rilevamento di Cufra. Eravamo spostati a destra di circa 10 gradi. Fatta la correzione procedemmo allegri e soddisfatti. Radio Cufra si sentiva sempre più forte. Ad un certo momento il marconista ci disse che Cufra doveva essere vicina perché la radio si sentiva molto forte. Noi non vedevamo l'oasi: nessuna palma. Ad un certo punto vedemmo del verde e terra.
Ecco Cufra! Sì è vero — disse Bruno — faccio comunicare il ritiro dell'aereo.
Ma nell'avvicinarsi a terra questo verde cominciò a sparire ed al suo posto erano macigni e scogli. Non è Cufra! Ci eravamo abbassati a quasi 1000 metri; allora giù l'aereo e di nuovo rilevamenti; eravamo in rotta perfetta ma ancora distanti.
Dopo 40 minuti circa di volo atterravamo all'aeroporto di Cufra. Soddisfattissimo del volo Bruno dispose di ripartire in giornata per Tripoli. Infatti dopo due ore appena e dopo aver fatto un breve spuntino, facevamo rotta per Tripoli. Da Cufra a Tripoli il volo fu normale e divertente.
Atterrammo a Tripoli dopo 10,30 ore di volo circa, avendo sulle spalle circa 4000 chilometri.
Io ricordo, andai subito a letto, mentre Bruno quasi per nulla stanco, avendo trovato la famiglia a Tripoli, si intrattenne a pranzo a bordo del «Savoia».
Il giorno seguente, dopo aver ricevuto l'alto compiacimento del Maresciallo Balbo, ripartimmo per Roma. Il tempo era cattivo. Vento forte e pioggia sul tratto fino alla Sicilia; dopo soltanto vento forte e molte nuvole che ci costrinsero a quota bassa. Nel mezzo del Tirreno all'altezza di Napoli dovemmo fermare il motore centrale in seguito alla rottura di una valvola; proseguimmo con due motori ed atterrammo a Guidonia.
|