Il mattino seguente partimmo per l'Isola del Sale. La navigazione doveva essere condotta con molta attenzione, perché non trovando l'Isola c'era pericolo di finire in mare; perciò si mise ogni cura sia nel tracciare la rotta sia nell'attenervisi con pignoleria fin dal principio. 1100 km. di mare non erano uno scherzo. Tutto si svolse perfettamente. Dopo due ore di navigazione la radio del Sale ci prese nel suo telaio e ci portò proprio sul campo. Ricordo che quel mattino c'era molta più foschia del solito e l'Isola non si vide se non quando ci fummo sopra. Dopo atterrato ci sembrava essere scesi in un pezzo di deserto in mezzo all'Atlantico. Tutto deserto: qualche collina verso Nord, il resto tutto pianeggiante; per abitazioni c'erano delle tende.
Pranzammo in una baracca. Bruno si interessò dell'andamento dei lavori. Tutto procedeva benissimo. Gli operai e i tecnici lavoravano con fervore perché sapevano che il loro capo era Bruno. È stata una visita soddisfacente ancor più per quella gente che per Bruno. Dopo aver parlato lungamente con i dirigenti del posto, ed essersi personalmente interessato delle condizioni di vita, del vitto e degli alloggi degli operai, dispose la partenza per il mattino seguente.
Volle fare tutto un volo dal Sale a Siviglia. Sono 3200 km. Difatti all'alba del mattino seguente decollammo. Dopo tre ore eravamo a Villa Cisneros, ove atterrammo per scaricare del materiale, e senza fermare i motori, ripartimmo per Siviglia. Il lungo volo non stancò per nulla Bruno, che per quasi tutto il percorso rimase al posto di pilotaggio.
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