Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Sciupare o anche solo spendere denaro all'estero, per Bruno significava tradire, non aver coscienza, non capire nulla. Un giorno del maggio 1940 decise di fare una ispezione lungo tutte le basi aeree della linea, da Roma fino a Rio. Voci e lettere gli facevano capire una certa leggerezza di comportamento da parte del nostro personale in America e questo lo rattristava e lo faceva fremere di rincrescimento. Mi fece preparare un apparecchio e comunicò ufficialmente la sua partenza.
     Il mattino del 2 maggio 1940 partimmo alla volta di Siviglia, raggiungemmo Lisbona, poi Villa Cisneros, poi l'Isola del Sale. Ho avuto l'impressione che non si interessasse del volo in sé come per il passato, ma scriveva appunti, annotava ogni cosa riscontrata sulle varie basi; parlò con tutti informandoli delle questioni che più premevano. A Lisbona, nel locale del Fascio di Combattimento, parlò ai camerati. Poche parole ma chiare e cariche di alti sentimenti del dovere.
     In questa circostanza Bruno, che fino ad allora mi era sempre apparso unicamente come un buon compagno di volo, un tecnico della sua professione, un vero organizzatore sia in teoria sia in pratica, mi si presentò altresì come un uomo dotato di alte cognizioni sociali ed economiche, in uno spinto di sano patriottismo.
     Mi apparve di una serietà che incuteva imbarazzo.
     All'Isola del Sale dopo aver visitato le nuove costruzioni adibite a magazzini, deposito carburanti, cucine, alloggi, radio trasmittente e ricevente, nuovo locale impianto radio, preparò la sua valigia e la sua borsa piena di appunti e annotazioni; tutto era pronto per il volo atlantico che lo doveva portare in Brasile.