I voli di guerra effettuati da Bruno risultano dagli stralci volo; essi sono molti e rappresentano un fatto compiuto. Ma ciò che è interessante ricordare è l'entusiasmo aviatorio che possedeva e che sapeva infondere.
Ai suoi voli quasi sempre io stesso partecipavo; non perché lui avesse bisogno di me; ero io anzi che avevo bisogno di lui se volevo fare un buon tiro. Per poter effettuare il puntamento, con una certa esattezza, dovevo avere Bruno come pilota; egli infatti, prima dell'obiettivo, si piazzava in esatta linea di volo, con l'apparecchio perfettamente orizzontale, con velocità costante e pronto ad accostare a destra o a sinistra secondo se gli toccavo con mano il piede destro o sinistro.
Lui invece, proprio in questo stesso periodo, era tanto seccato al solo pensiero che la gente potesse pensare, o pensasse, ad una mediocre capacità professionale, da desiderare seriamente il trasferimento all'aviazione da caccia, ove solo sull'apparecchio avrebbe potuto dare indiscutibile prova delle sue reali possibilità di pilota.
Dei suoi voli ricordo il primo su Malta ove gli inglesi ci fecero una accoglienza poco simpatica trattandosi della nostra prima impresa; batterie contraeree e apparecchi da caccia ci facevano sentire tutta la loro intransigente capacità. Bruno, tranquillo, aspettava il colpo; se non arrivava era tanto di guadagnato. Il tiro sull'aeroporto di Micabba riuscì bene. Qualche apparecchio sgancio le bombe con ritardo; Bruno si arrabbiò e disse a quel pilota che non era giusto arrischiare le cannonate nemiche per poi buttare le bombe con ritardo! Qualche scheggia forò in alcune parti il nostro aeroplano e quelli degli altri. Cosa da poco!
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