Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     Una notte, poi, dovevamo andare a bombardare Patrasso. Partimmo all'imbrunire. Arrivammo sull'obiettivo a notte fatta. Si vedeva poco. La luna spesso spariva dietro le nuvole sparse. Ci abbassammo per seguire la costa, prima di imboccare il canale di Corinto. Infatti così prendemmo la costa e per non sbagliare Bruno non la mollò più. Ci fece scorgere Patrasso una batteria contraerea che sparava. Le fiammate richiamarono la nostra attenzione e ci fecero notare la presenza della città alla loro sinistra. Scaricammo le nostre bombe che raggiunsero la banchina con delle enormi esplosioni. Sulla via del ritorno si levò un vento da Est che ci trasportò verso Ovest. Noi dovevamo rientrare nel nostro territorio per dei punti e con rotta stabilita.
     Era tutto buio. Sulla verticale si vedeva un mare increspato e solcato da una striscia luminosa prodotta dalla luna.
     Ci facemmo rilevare da Brindisi: eravamo molto spostati a sinistra. Invertimmo la rotta immediatamente. C'era pericolo di trovarsi su Taranto ed allora sì che ci conciavano per le feste con le loro batterie! Prendemmo la costa al punto stabilito, facendo i nostri segnali e così tranquillamente ci portammo all'atterraggio sull'aeroporto di Grottaglie.
     — Mi preoccupa più il ritorno a casa che volare sul nemico — mi disse quella sera Bruno.
     Un'altra sera fu divertente. Dovevamo andare a bombardare la strada fra Argirocastro e Kalibaki. La notte era veramente scura; appena decollati non si vedeva più la terra. Dissi a Bruno:
     — Tienti piuttosto a Sud della rotta perché c'è pericolo di passare su Brindisi, ed allora la D.I.C.A.T. dà l'allarme e può anche farci sparare.