Ho letto tutto quello che è stato scritto su Bruno in questi giorni, ma nessuno ha espresso quale era il pensiero di Bruno. Quale era il suo carattere, quali i suoi sentimenti.
Prima di tutto lui poneva il Duce al disopra di ogni cosa. Aveva per il Duce una devozione ed un'ammirazione insuperabili. Un pensiero del Duce non si discuteva nemmeno; lo prendeva come un assioma. Ogni ragionamento era inutile.
Due volte ci trovammo assieme mentre il Duce parlava da Palazzo Venezia, e tutte e due le volte l'ho visto piangere di commozione.
Il suo carattere era gioviale; di animo buonissimo; anche quando appariva duro nelle sue decisioni gli dispiaceva se queste avessero potuto recare la minima offesa a qualcuno. Nelle discussioni era dapprima quasi sempre contrario, poi da solo ci pensava sopra e se trovava giusta la cosa, cambiava parere; diversamente non c'era nulla da fare; era ostinato, però, se messo alle strette, dimostrava il suo parere così da far svanire l'impressione di ostinazione preconcetta.
Il suo pensiero principale era rivolto all'aviazione civile. «Nel dopoguerra — diceva spesso — l'aviazione militare subirà una sosta, un rallentamento, mentre l'aviazione civile avrà subito sviluppo e ciò per ragioni economiche. Perciò io voglio studiare e preparare fin da ora le macchine la cui produzione nell'immediato dopoguerra sia facile o macchine facilmente trasformabili in civili, mentre intanto ho già gli equipaggi in possesso di un discreto addestramento nei lunghi voli e nei voli atlantici.
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