Addat propitius tempus in omne precor.
Brune, o Brune, Tuo facias tutore parente
Pax justa adveniat quae bona, cuncta paret.
FRANCESCO GIARDINIERI
Il 7 settembre, il Meridiano di Roma pubblicava questa lirica di Corrado Govoni.
IL PADRE PER LA MORTE DI BRUNO MUSSOLINI
I.
Mangiato ha il pane dell'esilio amaro
E ora mangia in silenzio le sue lagrime.
Ridotto tutto una ferita ardente,
ha dato il generoso sangue
senza risparmio come la sorgente:
ora dà il flore di tutto il suo sangue.
Piange, ma dentro sé Egli piange.
Piange nascosto e chiuso nel suo strazio
che i forti invidieranno;
perché ogni padre più non pianga,
perché a scrutare la deserta via
singhiozzando ogni madre non rimanga.
II.
Il padre era sul prato e disse al figlio:
«Volontà di potenza vedi inscritta
in terra in cielo in mare;
e tu ancora più avanti
la porterai sull'ala invitta».
Al padre disse il Aglio:
«E porterò il tuo segno oltre ogni meta,
se tu comandi, io che ti somiglio».
Sull'erba verde, senza far più motto,
stanno abbracciati, cuore contro cuore,
cuore d'aquila e cuore d'aquilotto.
III.
E il prato il mare il cielo
furono sempre verdi d'ogni ardire;
e sempre in terra in mare in cielo
fu bello come vincere il morire.
Volava il flore della giovinezza,
colmo flore ancor prima del bocciuolo,
portando in alto tutto ciò ch'è impuro,
cambiando in luce tutto ciò ch'è oscuro.
E ancora è il padre, solo,
sul prato sempre verde per il volo.
E ode il figliai suo che chiama: «Babbo!»
Le braccia allarga; ma sul grande cuore
non stringe più che l'erba e il cielo.
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