ti conducesse in braccio alle divine nostalgie
del signore affocato negli spazii,
senza più ch'ella ti ribaciasse; le giovani membra temprate.
Le spighe dondolanti del buon vento delle messi
sognaron la tua spoglia calda e ti fecero
il letto d'oblio nella mareggiata tepida,
voci di fede, altare di fatica, umana pietà
di cuori liberi e caldi come il tuo cuore!
Non caduto: ma disceso serenamente,
come solo sanno i puri che stolgonsi dal firmamento
per riportare all'umana terra
la sagra olezzante della santa giovinezza.
Quelle ondate di grano maturo, lontano
sotto il tuo occhio gonfio d'estasi eterne.
i riflessi d'oro del vento nutrito d'odori di solco.
quei morbidi rossi papaveri, nascosti in ombra alle messi
come gioiosi oblii di pace al tuo sangue ardente,
a lungo invitavano la tua avida falcata.
Scalato tutto il sole fino alle fonti del foco,
ubbriaco d'azzurro, deposto al Creatore
il tuo umile dono di fede e di virtù,
ridiscendesti ridente, tuffandoti con la canzone dei motori
nelle umane visioni del tuo rigoglio.
Tutti ti abbiamo veduto: calare stringendo
l'ebbrezza nei tuoi occhi assopiti: tu sapevi
di ridiscendere, non dì cadere!
Noi uomini della terra e della fatica,
delle umili offerte o grandi e tutte le mamme
e tutte le spose; noi Patria eravamo ad attenderli laggiù nel grano!
Semplice ed umile, sciando nel vuoto,
più lontano sempre dalla superba passione del sole,
dicevi «Io scendo sulla mia terra
per amare ancora ed essere riamato, uomo non mito».
Così ti amiamo, Bruno.
Tenendoti stretto nelle braccia e le donne
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