nostre d'Italia carezzandoti la fronte piana e luminosa!
Figlio d'un figlio della bruciante terra dorata,
così era il tuo destino!
Riportare il tuo sangue nel pane; la tua giovinezza
il tuo olocausto temerario nel pane:
perché l'itale genti della terra sudata traggano
il tuo nutrimento di fede di fermezza e d'esempio
nella gesta odierna e futura, alto cercando nel sole
il tuo messaggio di vittoria.
Ten. GIULIANO MAGGIONI
Quadrivio del 14 settembre, pubblicava questo sonetto di Bruno Fattori:
PER BRUNO MUSSOLINI
Guardate, al tempo d'oro, il verde ramo che non confonde,
anzi, fra gli altri, erge la vetta, se l'investe
il vento: è stellato di pomi ne le tempeste
più splende in suo pericolo e fa delle fronde
anima e volo. Ed ecco sparse codeste
medaglie di Bruno, sulla coltre che nasconde
nera quel suo sorriso maschio alle bionde
speranze: poveri lumi dopo le feste
di tanto vinto azzurro d'acque e cieli e tanto
rosso baleno d'armi e sangue. Rimane
poscia mutilo il tronco, e chi passa, dice:
Cadde il più bel ramo il più felice
d'aria e di sole. E, giù, taccion le rane
e, su, gli uccelli co' tondi occhi a lo schianto.
L'Assalto di Perugia del 18 agosto:
BRUNO
Cadesti come può solo cadere
pel vorticoso empireo folgorata
un'aquila di Roma.
Come tuono di bronzo ultraterreno
squassa la terra e i cuori
l'orrido schianto del motore infranto.
Ma non pur tocchi terra e imperioso
sobbalzi in mille cuori
ritmati al rombo di mille motori,
poi che nel tuo cruento sacrificio
si compie il rito del grande battesimo:
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