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A Roma si discuteva circa l'epoca dell'attacco e si opinava che Montgomery lo avrebbe ritardato per utilizzare il plenilunio, così come era accaduto a El Alamein. Il generale inglese sferrò invece l'attacco in una notte fonda di tenebre fittissime. Perché l'artiglieria non massacrasse le fanterie avanzanti, i soldati portavano sulla schiena un telo bianco. La linea del Mareth era forte, dal mare, sino alla metà, per circa 25 chilometri. Il resto era meno resistente, e nel tratto estremo quasi inesistente; per di più era affidata alle formazioni sahariane, che avevano raggiunto quelle posizioni dopo una faticosissima marcia attraverso le piste più interne del deserto. Tali formazioni erano inoltre dotate di poche artiglierie e non avevano la necessaria preparazione per sostenere l'urto di masse motocorazzate. Le truppe italiane attestate sul Mareth, protette da un largo fossato anticarro, resistettero valorosamente e contrattaccarono. Montgomery non riuscì a sfondare. Diciamolo pure, perché è vero, che in quel tratto gli Inglesi furono battuti. Allora il nemico spostò l'attacco sul lato più debole: quello cioè dell'estrema destra dello schieramento Messe, e, ivi giovandosi di un forte impiego di mezzi corazzati, non gli fu difficile sopraffare le forze libiche e aggirarle. Questo impose al generale Messe un arretramento di un centinaio di chilometri su una linea situata, grosso modo, a metà strada fra il Mareth e Tunisi. Intanto i Tedeschi a nord-ovest venivano seriamente premuti dagli Americani, anche lì con mezzi di gran lunga superiori. Il cerchio così si restrinse sino al punto di determinare la impossibilità di ogni ulteriore resistenza. La storia ha già stabilito come si svolse l'ultimo atto del dramma. Mentre in Tunisia il ritmo degli eventi assumeva il moto sempre più veloce degli epiloghi, a Roma venne sul tappeto il caso Messe. Prima di tutto per la sua lunga relazione sulla battaglia del Mareth, ampia e interessante, nella quale sembrò a taluni che fossero distribuiti elogi eccessivi ai Comandi e ai soldati della ottava armata britannica. Si convenne che tali riconoscimenti si rifrangevano anche sugli Italiani, in quanto dimostravano che i nostri soldati avevano combattuto contro soldati non di seconda, ma di prima classe. |