Questo è il primo accenno al colpo di Stato. Malgrado la sua infermità, Mussolini si dedicò quasi esclusivamente alla preparazione militare della Sicilia. In data 10 gennaio 1943 si legge: Dal Duce con Cavallero e Rosi. Questi riferisce: «Il Re è stato soddisfatto del suo giro in Sicilia. Le divisioni si sono presentate bene: la migliore è la "Livorno", seguita dall'"Assietta" e dalla "Napoli". Anche bene le divisioni costiere e bene l'andamento e l'entità dei lavori, ma la viabilità stradale dev'essere ancora migliorata.
«Il Duce in seguito a quanto dice Rosi ritiene che della classe 1924 bisogna mandare nei reggimenti della Sicilia solo il 30 per cento di reclute siciliane e il 70 per cento di reclute continentali.
«Nel concetto di Mussolini la difesa della Sicilia doveva essere opera di tutti gli Italiani: come nella guerra 1915-1918 i siciliani si erano battuti per difendere le frontiere terrestri alpine, così ora i continentali dovevano partecipare alla difesa delle frontiere marittime della Patria.
«Caduta la Tunisia, la minaccia contro le nostre isole maggiori apparve immediata. Per questo Mussolini mandò il generale Ambrosio a eseguire una ispezione in Sardegna. Vi rimase quattro giorni e in data 8 maggio 1943 consegnava al Duce una relazione i cui passi essenziali meritano di essere riprodotti. Dopo un preambolo di carattere geografico circa le caratteristiche delle probabili zone di sbarco, il generale Ambrosio per quanto riguarda le opere così si esprimeva:
«In generale si nota una certa diversità di criteri informativi nei vari tratti della sistemazione difensiva, diversità dovuta a direttive differenti che in questi ultimi anni sono state via via emanate dal centro al riguardo. Ciò in dipendenza dell'evoluzione delle idee in materia di difesa costiera, in relazione all'evolversi dei procedimenti di attacco man mano che hanno progredito i mezzi.
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