Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Così stando le cose, la nostra produzione bellica deve oramai esclusivamente concentrarsi nella produzione di mezzi di difesa, e poiché la più pericolosa delle offese è quella aerea, — in quanto il suo sviluppo può facilitare anche le altre come l'invasione, — bisogna aumentare gli sforzi per produrre:
     a) il maggior numero possibile di apparecchi da caccia;
     b) il maggior numero possibile di cannoni antiaerei e anticarro e quantità imponenti di munizioni;
     c) il maggior numero possibile di mine e di altri mezzi di difesa passiva.
     La stessa produzione degli autocarri può essere limitata allo stretto necessario. Non c'è più bisogno delle masse enormi di autocarri come nella prima fase della guerra, quando la lunghezza dei percorsi in Africa era astronomica. È anche inutile — nella situazione attuale — occupare migliaia di operai e relative materie prime per costruire aeroplani da bombardamento, che ci darebbero tutt'al più un campionario pronto, nella migliore delle ipotesi, nel secondo semestre dell'anno prossimo.
     Ma poiché il pericolo è imminente, e questo nuovo indirizzo della produzione bellica non lo si realizza nelle ventiquattr'ore e ci vorrà sempre un certo periodo di tempo, è necessario che la Germania ci dia quanto occorre per la difesa contraerea del territorio metropolitano, e cioè aeroplani e cannoni.
     Un detto italiano afferma che chi si difende muore. Una difesa passiva arriva indubitabilmente a questa conclusione. Una difesa attiva può viceversa logorare le forze del nemico e convincerlo della inutilità dei suoi sforzi. Per una difesa attiva, la parte essenziale spetta oggi all'Aviazione. Il giorno in cui il nemico fosse incontrastato dominatore del nostro cielo, tutte le audacie gli sarebbero consentite.