In data 12 giugno questa nota veniva mandata al re. È chiaro — così concludeva la lettera di Mussolini — che il fallimento dei piani di invasione, specie nella prima fase dello sbarco, determinerebbe un nuovo corso della guerra.
Quanto all'opera dell'Aviazione, Mussolini, nell'ottobre del 1942, convocò a Palazzo Venezia una riunione dei capi militari per promuovere un ulteriore rafforzamento dell'Aviazione, specie da caccia. Per ciò che riguarda la difesa attiva, nel giugno del 1942 il Duce — lo riferisce nel suo diario il generale Ambrosio — aveva ordinato di:
— intensificare le costruzioni "centrali Jachino";
— portare a 3000 le bocche da fuoco moderne (90-53 e 75-46) e a 4000 le armi per la difesa a bassa quota;
— portare a 1000 i proiettori a grande potenza;
— assegnare alla Difesa c. a. il personale necessario;
— dare il massimo impulso all'addestramento del personale;
— definire cooperazione tra artiglieria contraerei e caccia diurna e notturna.
Mille indizi alla fine di giugno stavano a dimostrare che lo sbarco in Sicilia sarebbe stato effettuato nella prima metà di luglio.
Al 1° luglio erano presenti in Sicilia 230 mila soldati tra Esercito e M.V.S.N. (ivi compresi 10 mila ufficiali), inquadrati in sei divisioni costiere e quattro di manovra ("Napoli", "Livorno", "Assietta", "Aosta"), più tre divisioni, tedesche (delle quali una corazzata), più le forze aeree e marittime. Non meno, in complesso, di 300 mila uomini appoggiati a un sistema abbastanza profondo di capisaldi. Non v'erano meno di 1500 bocche da fuoco di tutti i calibri e migliaia di mitragliatrici. Vera, insomma, quanto bastava per rendere difficile lo sbarco e, nell'ipotesi peggiore, per prolungare attraverso i complicati sistemi montagnosi dell'isola la resistenza contro l'invasore.
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