Il preludio dello sbarco ebbe il solito stile: una serie di bombardamenti massicci, che i bollettini di guerra regolarmente annunciarono, insieme con la cifra delle perdite — ingenti — fra la popolazione civile. Dal 1° al 10 luglio anche le perdite del nemico in velivoli furono considerevoli: non meno di 312 apparecchi furono abbattuti dalla caccia dell'Asse e dalle artiglierie contraeree. Altrettanto considerevoli le perdite degli "alleati" in naviglio. L'attacco cominciò nella nette dal 9 al 10 luglio.
Era sabato. Mussolini si era recato quella mattina a ispezionare, nei pressi di Bracciano, la divisione corazzata "M", che effettuò una manovra a fuoco molto ben riuscita. Il bollettino numero 1141 annunciava in questi termini lo sbarco: Il nemico ha iniziato questa notte, con l'appoggio di poderose forze navali ed aeree e con lancio di paracadutisti, l'attacco contro la Sicilia. Le Forze armate alleate contrastano decisamente l'azione avversaria. Combattimenti sono in corso lungo la fascia costiera sud-orientale.
La Nazione davanti a questo primo annuncio trattenne il respiro. Circolavano per Roma — domenica 11 luglio — notizie varie, ma a sfondo ottimistico. Anche eccessivamente ottimistico, tale da far supporre lo sviluppo di una manovra disfattista. Il successivo bollettino 1142 — diramato nella domenica — non diceva nulla di sostanzialmente diverso. Un'accanita battaglia è in atto lungo la fascia costiera della Sicilia sud-orientale, dove truppe italiane e germaniche impegnano energicamente le forze avversarie sbarcate e ne contengono validamente la pressione. Questo bollettino provocò un po' d'incertezza; il verbo "contenere" aveva un brutto significato già consacrato dall'esperienza. Il lunedì 12, alle ore 13, tutta Roma e tutta la Nazione erano appese con l'orecchio e col cuore alla radio. Le folle stazionavano davanti agli altoparlanti. Nella tarda sera della domenica era stato comunicato che Augusta era stata ripresa e che, dopo il contrattacco della divisione "Napoli" e della divisione "Goering", un annebbiamento effettuato dal nemico sulla rada di Gela faceva supporre che esso reimbarcasse i suoi uomini e mezzi. Il bollettino n. 1143 sembrò confermare queste voci. Esso diceva: In Sicilia la lotta è continuata aspra e senza posa nella giornata di ieri, durante la quale il nemico ha tentato invano di aumentare la modesta profondità delle zone litoranee occupate.
|