Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Intanto cominciavano a giungere a Roma le prime relazioni dei testimoni oculari degli avvenimenti. Ecco alcuni brani della relazione scritta da un alto funzionario del Ministero della Cultura popolare mandato in missione in Sicilia e rimastovi dal 5 al 15 luglio. Dopo avere insistito sul vero e proprio caos determinato dagli incessanti bombardamenti, egli diceva: Nonostante lo stato d'animo piuttosto agitato dei siciliani di fronte alla situazione interna del Paese, nei riguardi del fattore guerra sino al 10 luglio il loro sentimento era di rassegnazione per quanto riguardava il peso della costante azione aerea nemica (con sprazzi di rivolta e di odio contro la barbarie americana) e di una certa fiducia nei riguardi della conclusione della guerra.
     Nei confronti poi della possibilità di una invasione nemica, si può dire che non vi fosse siciliano che non esprimesse la certezza che ogni tentativo del genere sarebbe stato stroncato in brevissimo tempo e che l'Italia tutta si sarebbe trovata unita nell'aiutare la Sicilia e nello schiacciare l'offensiva nemica sul suolo della Patria. La notizia dell'invasione venne appresa a Palermo nelle ore del primo mattino attraverso i bandi delle autorità militari, prima, e poi attraverso i proclami affissi sui muri o pubblicati dai giornali. Posso dire, in coscienza, che in genere la popolazione rimase calma, assolutamente fiduciosa che il tentativo sarebbe stato subito rintuzzato. Ciò che invece cominciò a provocare Un certo fermento fu l'applicazione del decreto di emergenza.