Il mercoledì alle dodici, all'ora del consueto rapporto, il Segretario del Partito, Scorza, presentò a Mussolini l'ordine del giorno che Grandi e altri si proponevano di presentare al Gran Consiglio. Mussolini lesse il documento, assai lungo, oltre tre pagine, e lo riconsegnò allo Scorza, definendo tale documento come inammissibile e vile. Scorza se lo ripose nella borsa e non insisté. Fu in quella occasione che lo Scorza tenne al Duce un discorso piuttosto ambiguo, nel quale si parlava di "giallo", anzi di "giallissimo" che poteva accadere, discorso al quale Mussolini non attribuì molta importanza. Nel pomeriggio il Duce ricevette Grandi, il quale gli consegnò il volume contenente i verbali delle riunioni di Londra del Comitato del non intervento nella guerra civile di Spagna! Il Grandi sfiorò diversi argomenti, ma non disse nulla su quanto maturava.
All'indomani — giovedì — Scorza insiste ancora sulla possibilità di un "giallo", anzi di un "giallissimo"; ma, poiché non precisava altro, Mussolini ebbe l'impressione che si trattasse di una delle solite vociferazioni su cambiamenti di Comandi e di uomini del Governo.
Grande via-vai a piazza Colonna, nei giorni di giovedì e venerdì. A un certo punto, Grandi avanzò l'idea di rinviare la convocazione del Gran Consiglio. Abile manovra a guisa di alibi. Scorza telefonò per sapere se questa eventualità esistesse. Mussolini rispose che oramai bisognava assolutamente venire ad un chiarimento della situazione. La data era stata fissata. Gli inviti diramati. Di tutti gli organi costituzionali dei quali fu ventilata in quella settimana la convocazione, Camera e Senato, il Gran Consiglio era il più adatto per esaminare i problemi della guerra alla luce dei nuovi eventi, quale l'invasione del territorio nazionale.
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