«"b) impartire ai capi di S. M. delle varie Forze armate gli ordini e le direttive conseguenti per lo svolgimento, nel campo strategico, delle dette operazioni;
«"c) seguire lo sviluppo delle operazioni, intervenendo quando se ne manifesta la necessità, specie per assicurare il coordinato e tempestivo impiego delle Forze armate".
«Dopo avere precisato i compiti dei singoli capi di Stato Maggiore, la circolare così concludeva:
«"La organizzazione del Comando Supremo delle FF. AA. italiane, diversa da ogni altra, riposa su questi principi: a) concetto unitario e totalitario del comando esercitato, per delega del re, personalmente dal Duce; b) condotta strategica della guerra e coordinamento dell'azione fra le varie Forze armate e fra i vari scacchieri delle operazioni, esercitata, in seguito agli ordini e d'ordine del Duce, dal capo di S. M. generale; c) azione di comando sulle varie Forze armate dislocate in Patria o oltremare esercitata dal capo di S. M. o dai comandanti superiori delle FF. AA.; d) assoluta dedizione e ubbidienza al Duce e intima fusione di pensiero e di azione in tutti, secondo il costume e lo stile fascista».
«Così stanno le cose. Mussolini non ha mai diretto tecnicamente le operazioni militari. Non era il suo compito. Una sola volta si sostituì — per l'assenza di Cavallero — agli stati maggiori tecnici e fu in occasione della battaglia aeronavale del 15 giugno 1942, svoltasi nelle acque di Pantelleria. Quella vittoria netta appartiene a Mussolini, come fu riconosciuto in un grande rapporto agli ufficiali della 7a divisione navale dallo stesso capo di S. M. della Marina, l'ammiraglio d'armata Riccardi, a Napoli prima che Mussolini premiasse gli ufficiali ed i marinai che si erano particolarmente distinti in quella battaglia durante la quale la Gran Bretagna "sentì per la prima volta nelle carni il morso della lupa di Roma".
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