«Caduto ammalato nell'ottobre del 1942, Mussolini meditava di lasciare il comando militare, ma non lo fece perché gli sembrò disdicevole abbandonare la nave nel mezzo della tempesta. Aspettava di farlo dopo "una giornata di sole", che a tutt'oggi non è venuta. Crediamo che sulla questione del comando non vi sia altro da aggiungere.
«Si è fatta in taluni circoli questione degli aiuti tedeschi. Ebbene, bisogna riconoscere lealmente che la Germania ci è venuta incontro in modo generoso e solidale. Mussolini aveva chiesto al Ministero competente — appunto in vista di quella seduta — lo "specchio delle forniture effettive della Germania delle principali materie prime negli anni 1940, 1941, 1942 e primo semestre 1943". I totali erano imponenti. Carbone: 40 milioni di tonn. - Materiali metallici: 2 milioni e 500 mila tonn. - Buna (gomma): 22 mila tonn. - Benzina avio: 220 mila tonn. - Nafta: 241 mila tonn. Superfluo citare le forniture minori per metalli indispensabili, come il nichelio. Dopo l'inizio massiccio dei bombardamenti su Milano, Genova. Torino (ottobre 1942) fu chiesto al Führer un concorso nella difesa contraerea. La richiesta fu accolta. Secondo i dati rimessi dal generale Balocco, segretario della Commissione Suprema di difesa, le bocche da fuoco tedesche, al 1° aprile 1943, erano non meno di 1500. È quindi falsa la tesi dei disfattisti secondo la quale i Tedeschi non avrebbero dato il necessario aiuto all'Italia. Un altro argomento capitolardi è che "questa guerra non è sentita". Orbene, nessuna guerra è sentita. Nemmeno quelle del Risorgimento, e si potrebbe dimostrarlo a base di inoppugnabili documenti. Non v'è bisogno di disturbare le grandi ombre, ricordiamo eventi più vicini. Fu forse "sentita" la guerra del 1915-1918? Affatto. Alla guerra il popolo fu trascinato da una minoranza che riuscì a travolgere tre città: Milano, Genova, Roma, ed alcune minori come Parma. Tre uomini scatenarono il movimento: Corridoni, D'Annunzio e Mussolini. Anche allora non vi fu alcuna "unione sacra".
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