Ad accrescere la confusione dei cervelli v'è la forma e la sostanza dei comunicati. Lasciano supporre che si tratti — in fondo — di una crisi costituzionale, di un normale passaggio di poteri. Taluni fascisti non afferrano nulla di nulla. L'emissione dei "nebbiogeni" a guisa di disorientamento funziona a meraviglia. La massa crede alla imminenza della "pace" e la invoca e crede che si andrà alla pace, visto che non c'è più Mussolini a volere — lui solo! — la prosecuzione della guerra: alcuni si illudono che ciò — invece — voglia dire una più energica condotta della guerra, un governo fascista o quasi, senza il Duce. Non figurava il Maresciallo Badoglio fra gli iscritti, regolarmente, al P.N.F.?
Questo potrebbe — il condizionale ha il suo valore — spiegare le adesioni immediate telegrafiche ed epistolari di molte personalità fasciste al Maresciallo. Se qualche incertezza sul carattere del colpo di Stato poteva sussistere nella serata del 25 luglio, nella mattina successiva ogni dubbio doveva crollare.
Fu la mattina in cui la "folla" scorrazzò per le strade inquadrata e protetta dai carabinieri — gli esecutori periferici del colpo di Stato — devastò le sedi di tutte le organizzazioni fasciste, demolì tutti i simboli del Littorio, commise violenze sulle persone, cancellò con una iconoclastia feroce e stupida tutto ciò che poteva ricordare Mussolini e il Fascismo.
Mentre dalle finestre volavano a migliaia busti e ritratti di Mussolini, le vetrine si adornavano di quelli di Vittorio Savoia e di Pietro Badoglio.
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