«Qualche mese fa tu mi ordinasti di riprendere il mio posto. L'ho ripreso. E riprendendolo con tutta la mia passione non ti ripeto che una assicurazione che è un giuramento di fedeltà. Ti dico solo che la mia fedeltà è cieca, assoluta e indistruttibile. Essa è la conquista spirituale di un uomo di silenzio e di meditazione. Mi vedrai alla prova».
Dopo avere diretto per molti anni il Ministero degli Esteri, egli fu sostituito. Perché? Frequentando assiduamente Ginevra, egli si era alquanto mimetizzato in quel perfido ambiente. La sua linea era oramai "societaria". Non vi è dubbio che egli si era fatto un certo nome nel mondo internazionale. Aveva visitato quasi tutte le capitali europee compresa Ankara. Lo si considerava un uomo di tendenze democratiche, un uomo di destra nella politica estera del Fascismo. La linea del Governo, dopo il fallimento del patto a quattro, divergeva. Un giorno, egli fu sostituito e mandato ambasciatore a Londra. Si può pensare che da quel giorno egli cominciasse a covare un risentimento che lo avrebbe portato lontano. Tuttavia lo tenne accuratamente celato.
Quando già nell'aria si sentiva che qualche cosa di nuovo maturava in terra d'Africa, in data 20 febbraio 1935, da Londra così scriveva:
«Sono ritornato al mio posto di lavoro con una immagine dell'Italia fascista quale non avevo visto mai; la vera Italia del tuo tempo, che va incontro agli eventi misurandoli freddamente, senza preoccupazioni da una parte, senza manifestazioni di isterico entusiasmo dall'altra. Le cose che sono. I Romani che se ne intendevano avrebbero chiamato questo il tempo della Fortuna virile. Credo che tu debba essere soddisfatto del come l'Italia ha risposto al tuo ordine di marcia».
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