Seguiva il seguente P. S. battuto a macchina: Tentò, mediante un telegramma falsificato, di fare apparire di essere stato trasferito ad altro Comando, prima dello sfondamento del suo corpo d'armata.
La lettera del Rotigliano non passò inosservata e provocò nuovi colloqui e ulteriori indagini. In un successivo incontro, Mussolini ebbe l'impressione che si trattasse di una "posizione" polemica. È noto che i nazionalisti difendevano a spada tratta Cadorna. Il quale, a sua volta, in una lettera datata da Villar Pellice il 12 settembre del 1919 così scriveva al direttore di Vita Italiana: «La Gazzetta del Popolo ha pubblicato ieri le conclusioni dell'inchiesta su Caporetto». Dopo aver detto che «dovrebbe scrivere un libro per replicare», così testualmente continua: «Si accollano delle responsabilità a me e ai generali Porro, Capello, Montuori, Bongiovanni, Cavaciocchi e neppure si parla di Badoglio, le cui responsabilità sono gravissime. Fu proprio il suo corpo d'armata (il 27°) che fu sfondato di fronte a Tolmino, perdendo in un sol giorno tre fortissime linee di difesa e ciò sebbene il giorno prima (23 ottobre) avesse espresso proprio a me la più completa fiducia nella resistenza, confermandomi ciò che già aveva annunciato il 19 ottobre al colonnello Calcagno, da me inviatogli per assumere informazioni sulle condizioni del suo corpo d'armata e sui suoi bisogni. La rotta di questo corpo fu quella che determinò la rottura del fronte dell'intero Esercito. E il Badoglio la passa liscia! Qui c'entra evidentemente la massoneria e probabilmente altre influenze, visto gli onori che gli hanno elargito in seguito. E mi pare che basti per ora!».
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