Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Abbassati i finestrini dell'auto-ambulanza, un uomo si avvicinò al Duce e gli disse: «Io sono un fascista di Bologna. Hanno cancellato tutto. Però non dura. Il nuovo Governo ha disgustato, perché non ha dato la pace». Attraversato il paese di Assergi, il corteo giunse alla stazione di partenza della funicolare del Gran Sasso.! Una villetta accolse Mussolini e i suoi guardiani: capitano Faiola e ispettore di P. S. Gueli venuto da Trieste. Fu disposto un servizio di guardia ancora più rigoroso. Si concesse a Mussolini la lettura della Gazzetta Ufficiale compresi gli arretrati. Un giorno Mussolini domandò al Gueli:
     — Avete un'idea del motivo per il quale io sono qui?
     L'ispettore Gueli rispose:
     — Voi siete considerato un detenuto comune.
     — E il vostro compito qual è?
     — Sempre uguale: vigilare perché non siate tentato di allontanarvi e soprattutto perché nessuno tenti di liberarvi o di farvi del male.
     Nei pochi giorni trascorsi alla "Villetta", così si chiamava la casa, non accadde nulla di speciale.
     Mussolini poteva ascoltare la radio. Giornali non ne arrivavano; libri nemmeno. Nel piazzale era stata piantata una stazione radio-trasmittente e ricevente. Un mattino un funzionario di P. S. si avvicinò e disse al Duce:
     — Le locomotive che entrano dal Brennero portano il vostro ritratto. I vagoni sono pieni di scritte col vostro nome. Si prepara qualche cosa di grosso. A Roma la confusione è al colmo. Non vi è da stupirsi se i ministri se ne andranno ognuno per proprio conto senza preavviso. Circolano voci drammatiche sull'atteggiamento dei Tedeschi nel caso di un tradimento di Badoglio.