Circolarono allora le più fantastiche voci e una soprattutto, diffusa dagli ambienti dinastici, secondo la quale Mussolini era ospite del re, in una villa che non veniva specificata, e che fra pochi giorni — calmato il fermento popolare — avrebbe potuto di nuovo tranquillamente circolare. Quest'opera di confusione — pienamente riuscita era già esaurita nelle prime ore del mattino del 26, quando la plebe si abbandonò agli eccessi pazzeschi che le cronache compiacenti registrarono.
Dalla mattina del 26 in poi nessun fascista poteva nutrire il minimo dubbio sul carattere, sugli scopi, sulle intenzioni del Governo Badoglio; era il Governo che si proponeva puramente e semplicemente la distruzione di tutto ciò che nelle idee, negli istituti, nelle cose era stato creato da venti anni di Fascismo. E a questa bisogna miserabile si prestarono uomini che sino alle ore 22 e 29 minuti del 25 luglio si dichiaravano fascisti, sia pure di ore diverse; alcuni, anzi, delle prime ore! Intanto l'ordine era di ignorare Mussolini. Silenzio di tomba attorno a questo nome. Egli era un morto di cui si esitava ad annunciare il decesso. Così cominciò il mese di agosto del 1943, il mese dell'infamia, del tradimento, della capitolazione. Del Fascismo non fu rispettato niente: nemmeno i morti! Gli esecutori della politica badogliana — e vi misero un impegno aguzzinesco che pochi avrebbero immaginato — furono ufficiali e uomini di quell'Arma che Mussolini aveva tanto elogiato e protetto, saliti al numero imponente di 156 mila entro il primo semestre del 1943.
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