Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Improvvisamente le cateratte del pettegolezzo furono spalancate e sul cinque per cento di verità furono affastellate fantasie di ogni genere, che tuttavia non mancavano di eccitare la curiosità della minutaglia umana. Nessuno era in grado di scagliare la prima pietra sull'argomento; nessuno dei grandi e piccoli uomini nel passato, nessuno nel presente e meno di chiunque il Maresciallo Badoglio, ma il colpo era fatto.
     Bisognava uccidere Mussolini, prima col silenzio tombale poi col ridicolo. L'affare durò due giorni, ma sufficienti. Non mancarono coloro che deplorarono questi sistemi e parlarono di "boomerang": ciò significa illudersi. Il colpo era riuscito. Si attribuisce a quei grandi conoscitori del cuore umano che sono i gesuiti, la ben nota massima: "calunniate, calunniate: qualche cosa resterà!" E non v'è dubbio che qualche cosa è restata.
     Negli ultimi giorni d'agosto la "capitolazione" era nell'aria. Il delitto immane che peserà per secoli sulla storia della Patria stava per essere consumato; si stava, cioè tramutando il territorio italiano in una sanguinosa arena di battaglia di eserciti nemici.
     Solo un incosciente poteva pensare che le cose avrebbero avuto un andamento diverso. Solo un incosciente che avesse trascurato la lettura dei notiziari telefonici e telegrafici che ogni mattina venivano mandati a Roma dagli uffici di frontiera e nei quali erano dettagliatamente segnalati i passaggi verso l'Italia di uomini e materiali tedeschi. Questi bollettini sono stati abbandonati sui tavoli dai fuggiaschi dell'8 settembre. Sino dalla mattina del 26 luglio, dai passi del Brennero, di Tarvisio, di Ventimiglia, vengono annunciati e specificati i movimenti delle divisioni tedesche. Ogni giorno sono centinaia di automezzi, camion, carri armati, reparti di truppe. La Germania sin da principio comprende che il Governo Badoglio ha un solo programma: arrendersi e poi riprendere le armi contro l'alleato. È vero che in data 28 luglio il Maresciallo Badoglio ha la sfrontatezza di mandare il telegramma seguente al Führer, ma le parole non ingannano nessuno: «Führer, col giuramento nelle mani di S. M. il Re e Imperatore, il Consiglio dei ministri da me presieduto si è oggi insediato. Come già dichiarato nel mio proclama rivolto agli Italiani, ufficialmente comunicato al vostro ambasciatore, la guerra per noi continua nello spirito dell'alleanza. Tanto tengo a confermarvi, con la preghiera di voler ascoltare il generale Marras che verrà al vostro Quartier Generale da me incaricato di una particolare missione per voi. Mi è grata l'occasione, Führer, per porgersi la espressione dei miei cordiali sentimenti. Firmato: Badoglio».