In una specie di diario che Mussolini ha scritto alla Maddalena e che un giorno potrà vedere la luce, sta scritto: «Nessuna meraviglia che il popolo abbatta gli idoli ch'esso stesso ha creato. È forse l'unico mezzo da applicare per ricondurli nelle proporzioni della comune umanità». E più oltre: «Fra qualche tempo, il Fascismo tornerà a brillare all'orizzonte. Primo, in conseguenza delle persecuzioni di cui i "liberali" lo faranno oggetto, dimostrando che la libertà è quella che ognuno riserva per sé e nega agli altri; secondo, per una nostalgia dei "tempi felici" che a poco a poco tornerà a rodere l'animo degli Italiani. Di ciò soffriranno in modo particolare tutti i combattenti delle guerre europee e specie africane, Il "male d'Africa" farà strage.
«Quando Napoleone chiuse il suo ciclo, Commettendo la grande ingenuità di contare sulla cavalleria dei Britanni, i vent'anni della sua epopea furono rinnegati e maledetti. Gran parte dei Francesi di allora — e taluni anche oggi — lo condannarono come un uomo nefasto che per tentare di realizzare i suoi smisurati sogni di dominazione aveva condotto al massacro milioni di Francesi. La sua opera anche nel campo politico fu misconosciuta. L'impero stesso fu ritenuto un paradosso anacronistico nella storia di Francia. Gli anni passarono. L'ala del tempo si distese sui lutti e sulle passioni. La Francia ha vissuto e dal 1840 vive ancora nel solco luminoso della tradizione napoleonica. I venti anni napoleonici, più che un dato della storia, sono un dato oramai indissociabile della coscienza nazionale francese. Forse accadrà in Italia qualche cosa del genere. Il decennio che va dalla Conciliazione alla fine della guerra di Spagna — il decennio che sollevò di colpo l'Italia al livello dei grandi imperi — il decennio fascista, durante il quale fu permesso a tutti gli uomini del nostro sangue disseminati in ogni terra di tenere alta la fronte e di proclamarsi senza arrossire "Italiani", di questo decennio si esalteranno le generazioni nella seconda metà di questo secolo; anche se oggi nella durezza dei tempi tentano, invano, di cancellarlo».
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