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Data la situazione di un Governo italiano che "fingeva" di essere alleato e di voler "continuare" la guerra, il Governo di Berlino non poteva — con "passi" formali, quale poteva essere la richiesta di una immediata liberazione, — compromettere i rapporti fra i due Governi, provocare in anticipo una crisi nei rapporti medesimi. È chiaro che Berlino dubitava degli sviluppi e degli obiettivi della politica di Badoglio. Ma le relazioni diplomatiche impedivano di rendere il dubbio operante, prima che una determinata situazione si verificasse. Il 29 luglio nessuno si ricordò di Mussolini. Ci fu una eccezione: il Maresciallo del Reich Ermanno Goring telegrafava al Duce nei seguenti termini (il telegramma fu portato a Ponza da un ufficiale dei carabinieri): «Duce, mia moglie e io vi mandiamo in questo giorno i nostri più fervidi auguri. Se le circostanze mi hanno impedito di venire a Roma come mi proponevo, per offrirvi, insieme coi miei voti augurali, un busto di Federico il Grande, più cordiali ancora sono i sentimenti della mia piena solidarietà e fraterna amicizia che vi esprimo in questo giorno. La vostra opera di uomo di Stato rimane nella storia dei nostri due popoli, i quali sono destinati a marciare verso un comune destino. Desidero dirvi che i nostri pensieri vi seguono costantemente. Voglio ringraziarvi per l'ospitalità gentile che mi offriste altra volta e mi proclamo ancora una volta, con incrollabile fede, vostro Goring». |