Mussolini interruppe per dire che una inchiesta aveva a tal proposito concluso con la insussistenza del fatto.
Nell'udienza successiva, il re non fece più alcuna obiezione. Al contrario, riconobbe che anche come Guardasigilli — dopo la ultimazione dei Codici — il Grandi meritava l'alta distinzione. Questo cambiamento alla distanza di quarantott'ore sembrò strano. Quanto all'epoca, fu scelta la festa dell'Annunziata, e di lì a poco, il 25 marzo del 1943, il conte Dino Grandi diventava cugino di Vittorio Emanuele Savoia.
I giornali pubblicarono la notizia senza eccessivo rilievo.
Il Grandi di lì a qualche giorno tornò a Palazzo Venezia e fece tali dichiarazioni di fedeltà, di devozione a Mussolini, da fare tremare i muri perimetrali dell'edificio. Che il conferimento del Collare fosse un elemento della congiura?
Chi avrebbe infatti potuto dubitare della fede fascista di Grandi? Qualcuno c'era, ma non fu ascoltato. Nelle diverse migliaia di "fascicoli" che contengono vita, morte e miracoli di duecentomila personaggi fra i maggiori e minori d'Italia, quello di Grandi è straordinariamente voluminoso. Per non essere costretti a scrivere centinaia di pagine, trascuriamo le manifestazioni pubbliche scritte e orali, dalle quali risulta che egli si gloriava di essere un "ortodosso" del Fascismo; un fedelissimo di Mussolini, che aveva fatto di lui, oscuro cronista del Resto del Carlino, un uomo politico di rilievo prima nel Partito, quindi nella Nazione.
— Che cosa sarei stato io — dice Grandi — se non ti avessi incontrato? Nella più propizia delle ipotesi un oscuro avvocato di provincia.
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