Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     «La terra tremava sotto la picchiata o meglio la martellata dei piedi dei legionari. Ho osservato da vicino queste Camicie Nere: quando essi marciano al passo romano, i loro occhi sfavillano, la bocca si fa dura e lineare e la faccia acquista un senso nuovo che, non è soltanto il senso marziale, ma è piuttosto il senso di superbia soddisfatta di un martellatore che spacca, che schiaccia la testa del suo nemico. Infatti, è dopo i primi 10-12 passi che la picchiata diventa di una potenza uniformemente crescente e questo perché la eco della martellata nell'orecchio stesso del martellatore vi raddoppia la forza. Nella necessaria rivoluzione del costume, che tu stai facendo, il passo romano, è e sarà sempre più il più potente strumento di pedagogia fascista. Per questo mi domando se nel passo di parata la musica non vi sia di troppo. Mentre il tamburo "sigilla", la musica della banda (non darmi del presuntuoso per queste impressioni) crea delle diversioni spirituali a tutto scapito di quello che deve essere ingigantito dal silenzio e dal tamburo, la eco e la vibrazione di questa ritmica potente collettiva martellata di bronzo».
     Erano quelli gli anni in cui il Partito si proponeva di "rivoluzionare" il costume. A tale scopo fu introdotta la cerimonia del cambio della guardia.
     Il cambio della guardia era diventato col tempo la più sciatta delle cerimonie militari. Non aveva pubblico, perché non interessava nessuno. Dopo avere migliorato lo stile del cambio della guardia al Quirinale, facendo marciare insieme alla guardia almeno una compagnia con musica, quasi identica cerimonia si svolgeva davanti a Palazzo Venezia, dinanzi a un pubblico sempre più numeroso di Italiani e di stranieri.