Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Quando all'atteggiamento del conte Grandi di fronte alla guerra attuale, esso fu, all'inizio, di assoluta entusiastica adesione. Il 9 agosto del 1940 presentando al Duce una copia fotografica di un suo articolo scritto 26 anni prima (dicembre 1914), dal quale risulta che le basi dell'interventismo del 1914 erano le stesse basi ideali e politiche dell'interventismo di 25 anni dopo, scrive: «Sin da allora, sotto la tua guida. Duce, pensavamo che la guerra vera, la guerra rivoluzionaria dell'Italia, doveva ancora venire e sarebbe stata la guerra futura, la guerra proletaria fra Italia, Germania e Russia da un lato, Francia e Inghilterra dall'altro e contro queste ultime che sin da allora dichiaravamo essere le nostre vere nemiche, anche se ci preparavamo a combattere insieme ad esse».
     Tornato definitivamente da Londra dove in taluni circoli godeva di una certa considerazione, fu nominato Guardasigilli e come tale diede forte impulso al completamento dei Codici ch'egli volle chiamati "mussoliniani". Scelto a presiedere la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, pur rimanendo Guardasigilli, in data 27 marzo XVIII così scriveva al Duce:
     «Ti sono profondamente grato di quanto hai avuto la bontà di dirmi stasera. Essere sempre più uno degli Italiani nuovi che sbalzi a martellate. Questo vogliono la mia vita, la mia fede, il mio spirito che da 25 anni sono tuoi, del mio Duce».
     Il 2 dicembre del 1942, il Duce parlò alla Camera sulla situazione politico-militare. Presiedeva Grandi. L'assemblea ebbe una tonalità accesa e sembrava denunciare una perfetta unanimità degli spiriti. All'indomani, fu consegnata al Duce una lettera firmata "una donna" che così si esprimeva: «Voi avete accanto due o tre gerarchi che tramano qualche cosa. Dalla tribuna della stampa ho seguito la seduta di ieri e osservato l'atteggiamento impenetrabile di Grandi. I suoi applausi erano di convenienza. È stato troppo tempo a Londra. Una che lo conosce vi dice: diffidate!»