Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Il caso Grandi non è il solo, è uno dei tanti, e tutti si rassomigliano. Storicamente è accertato che nelle grandi crisi i capi mollano o tradiscono mentre i piccoli tengono e rimangono fedeli. È, dunque, il calcolo (cioè l'intelligenza) che gioca nei primi, mentre nei secondi è la forza primigenia ed elementare del sentimento che li guida. Davanti a capovolgimenti spirituali come quelli che l'epistolario Grandi documenta (e non è che una minima parte), si comprende lo scetticismo di Mussolini, dovuto anche al fatto che nella sua vita egli non ha mai avuto amici.
     È stato un bene? Un male? Alla Maddalena egli si è posto il problema, ma non lo ha risolto perché: «Bene o male oramai è troppo tardi. Vi è nel mondo biblico chi ha gridato: Guai ai solitari e chi nel mondo del Rinascimento ha proclamato: Sii solo e sarai tutto tuo. Se oggi io avessi degli amici, dovrebbero o potrebbero "compatirmi", cioè letteralmente "patire con me". Non avendone, i miei casi non escono dal cerchio chiuso della mia vita».
     

Il dramma della diarchia.
Dalla Marcia su Roma al discorso del 3 gennaio

     Quando si è dinanzi a fenomeni storici di vasta portata, — come una guerra o una rivoluzione, — la ricerca delle cause prime è straordinariamente difficile. Soprattutto è difficile fissare, nel tempo, l'origine degli avvenimenti. Si corre il rischio, risalendo nei secoli, di arrivare alla preistoria, poiché causa ed effetto si condizionano e si rincorrono a vicenda. Per evitare questo è necessario stabilire un punto di partenza: un atto di nascita.