Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Il Badoglio riprese, quindi, la sua carica, lasciando ad altri la fatica ingrata di pacificare l'Impero.
     Si era costituito a Roma una specie di "clan" badogliano che aveva cura di custodire i lauri della gloria sulla testa del Maresciallo. Quando Sem Benelli nella parte finale del libro "Io e l'Africa" attribuì a Mussolini il merito della conclusione vittoriosa e rapida della campagna, Badoglio mandò allo scrittore una vivacissima lettera di protesta, alla quale fu risposto in termini espliciti ed esaurienti. Così quando nel 1940 uscì il libro di Alberto Cappa su "La guerra totale", il colonnello Gandin, capo ufficio del Maresciallo Badoglio, segnalava il fatto alla Segreteria del Duce con questi sdegnatissimi termini: «Per il caso non sia a voi ancora noto, vi segnalo l'accluso libro dove si ripetono ignobili accuse contro la persona del Maresciallo Badoglio. Ciò credo mio dovere di fare, dato che il Maresciallo non intende fare alcun passo al riguardo. Devoti ossequi».
     Il libro parlava della battaglia di Caporetto e aveva una prefazione di Enrico Caviglia che diceva: «È uno studio meritevole di essere letto e meditato da chi si occupa di arte militare e di politica generale. Chi ha una responsabilità qualsiasi, politica o militare, non può oggi ignorare gli elementi della guerra totale che investono tutte le forze della nazione».
     Sino a tutto il 1938-1939 i rapporti con Mussolini furono, almeno nelle apparenze, cordiali. Tanto che in data 21 settembre 1938, in occasione di una visita del Duce alla provincia di Alessandria, il Maresciallo gli offriva l'ospitalità della villa o almeno un tè, il che «sarebbe stato di grandissimo onore per lui e di grande soddisfazione per l'intera provincia».