Nella nostra organizzazione militare in vigore durante tutta la grande guerra si aveva:
Comandante in capo (puramente nominale): S. M. il Re;
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito: comandante effettivo dell'Esercito e dell'Aviazione terrestre;
Capo di Stato Maggiore della Marina: comandante della Flotta e dell'Aviazione marittima.
Dopo la guerra noi, per primi, riconoscemmo la necessità di una direzione unica delle Forze Armate. Si è creato, pertanto, il capo di Stato Maggiore Generale, ma le sue attribuzioni furono definite soltanto per il tempo di pace e non per il caso di guerra.
Ora è indispensabile addivenire a questa organizzazione e definire subito, giacché la situazione attuale non ammette dilazione, le rispettive competenze e le conseguenti responsabilità.
Se Voi, DUCE, propendete per una soluzione tipo tedesco, allora bisogna addivenire alla nomina dei comandanti delle singole Forze Armate ed anche del capo di Stato Maggiore Generale.
Ripeto, anche del capo di Stato Maggiore Generale, perché io non potrei accettare la posizione del generale Keitel, evidentemente generale di soda preparazione, ma senza alcun precedente guerresco che abbia posto in risalto la sua figura.
Egli, nel campo attuale tedesco, ha una funzione piuttosto secondaria od almeno di non primo rilievo.
Ma, ad un comandante della statura di Badoglio (per usare l'espressione che Voi aveste la bontà di scrivere al mio riguardo) non si può affidare un compito, importante sì, ma non di primissimo piano.
Queste considerazioni io ho ritenuto mio stretto dovere di dire con tutta franchezza, come ho sempre fatto con Voi, DUCE.
|