Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Il programma delle opere di pace era imponente. Completata la grande bonifica pontina, fortemente avviata la colonizzazione del Tavoliere, era la volta dell'attacco al latifondo siciliano, per il quale era prevista la costruzione di ben 20 mila case rurali. Opere non meno importanti erano previste per la Sardegna con la bonifica delle pianure del Campidano e di quelle di Macomer e con la intensificazione dello sfruttamento delle materie prime dell'isola.
     Era imminente l'inizio dei lavori del grande canale di irrigazione Po-Rimini, che prendendo le acque del fiume nelle vicinanze di Boretto sarebbe giunto, costeggiando la via Emilia, sino al limite estremo della pianura padana, triplicandone in breve la produzione agricola. In corso di realizzazione era il grande programma autarchico delle industrie con gli stabilimenti per la lavorazione dei combustibili liquidi, della gomma, della bauxite, per cui la produzione dell'alluminio, a esempio, era passata da 7 mila a 52 mila tonnellate in cinque anni! Anche in corso di realizzazione il raffittimento delle colonie rurali in Libia, per cui, a poco a poco, lo "scatolone" cambiava l'aspetto indigeno per assumere quello metropolitano. Era già molto bene avviato il riassetto edilizio delle Università italiane e cominciata la costruzione di ventimila scuole elementari. Insieme col risanamento dei vecchi, quartieri di molte città era programmata la costruzione di moltissimi ospedali, di stabilimenti carcerari moderni, di acquedotti rurali. Molte energie e molte iniziative si dirigevano verso l'Albania; molte altre verso l'Impero, dove migliaia e migliaia di famiglie si erano già trasferite e, all'ombra protettrice della nostra vittoriosa bandiera, avevano creato una Romagna, una Puglia, un Veneto d'Africa. Insieme con una stazione che sarebbe stata la più bella e la più moderna d'Europa sorgevano già in gran copia fra il Colosseo e il mare — al quale il Fascismo aveva ricondotto i romani — gli edifici dell'Esposizione Universale che avrebbe dovuto inaugurarsi nell'ottobre del 1942 e che avrebbe dovuto costituire la consacrazione solenne e imperitura dell'opera ventennale del Fascismo.