Il cantiere italiano era in pieno fervore nella primavera del 1939 e Mussolini sentiva che non bisognava troppe volte sfidare il destino; che un lungo periodo di pace era assolutamente necessario all'Europa in generale e all'Italia in particolare e che la guerra, una volta scoppiata, avrebbe tutto sospeso, tutto Compromesso, forse tutto completamente rovinato. Nella sua opposizione alla guerra, vi erano anche motivi di carattere politico e morale e cioè il presentimento che la sorte dell'Europa, quale continente creatore di civiltà era in gioco.
Negli ultimi giorni dell'agosto del 1939 l'azione per evitare il conflitto ebbe un ritmo che potrebbe dirsi frenetico. Partì da Roma la proposta di un immediato secondo incontro a quattro, che avrebbe dovuto, insieme con la questione del "corridoio", esaminarne altre non meno urgenti. Nei giorni 30, 31 e 1° settembre decine di telegrammi partirono da Palazzo Chigi. I telefoni di Palazzo Venezia squillarono quasi ininterrottamente, in comunicazione con Londra, Parigi, Berlino. C'era ormai nell'aria la sensazione che "i fucili stavano per spaiare da sé", ma nulla doveva rimanere intentato dal momento che la vita della più forte gioventù europea era in gioco e tutto fu effettivamente tentato, anche quando il cannone oltre il "corridoio" aveva già fatto sentire la sua voce. Il Führer si sarebbe fermato sul tratto che le sue truppe avevano raggiunto, ma la Gran Bretagna avanzò la pretesa che dovessero retrocedere ai punti di partenza e altre pretese affacciò di più difficile accoglimento. I dadi erano oramai gettati. Non c'era più nulla da fare. La guerra seguiva il suo corso e liquidava in tre settimane la Polonia, mentre ad ovest, al riparo della inutile Maginot, tutto taceva. L'Italia, col consenso telegrafico del Führer, proclamava la sua non belligeranza e pur convinta che "pacta sunt servanda" e che a un certo punto sarebbe stato inevitabile l'intervento a fianco dell'alleato — secondo un patto che si chiamava e doveva essere d'acciaio — poté godere ancora di dieci mesi di faticosa e tormentata pace.
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