Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     «Scatenata l'offensiva dell'ottobre, la Brigata con tutti i suoi reparti, dopo reiterati tentativi di costituzioni di ponti, passò a sud della rotabile di S. Biagio di Callalta e messo piede sulla riva contesa e difesa iniziò l'inseguimento.
     «Durante tutta l'offensiva e la marcia di inseguimento ebbi ripetutamente occasione di incontrarmi col S. T. Arnaldo Mussolini che mi apparve sempre sereno e fiero combattente.
     «La Brigata, raggiunta a veloci marcie Gorizia, si sistemò dopo l'armistizio tra Vipacco e Postumia.
     «Il S. T. Mussolini era frattanto passato al Comando di Reggimento. Fu da me incaricato del difficile vettovagliamento della popolazione civile, compito che assolse con energia ed abilità».
     Il 23 dicembre del 1918 era ancora a Vipacco, da dove mandava la cartolina della Brigata Potenza alla moglie, pregando di «tenerla gelosamente custodita». Il che fu osservato.
     

Dopo la guerra

     Gli anni 1919, 1920, 1921, 1922 furono di silenzioso lavoro e di silenziosa preparazione. Arnaldo assolse con devozione d'ogni giorno il suo compito amministrativo e morale. È nell'immediato dopoguerra che Arnaldo portò oramai le sue tende a Milano, a condividere in pieno i rischi della mia battaglia politica.
     Gli anni che seguirono fino al 1928 furono per Arnaldo di attività giornalistica e politica: nessun avvenimento turbava il corso delle cose. Nel 1925 la Massoneria di Piazza del Gesù, come accadde con molti altri, cercò di circuire Arnaldo, offrendogli di colpo il grado di 33. Ma fra le sue carte c'è una lettera autografa nella quale è detto: «Per temperamento personale e per educazione politica rifuggo dalle associazioni segrete. Non capisco i riti e le ragioni delle attività nascoste». È nel 1928 che il destino gli si volge contro. Verso la fine di maggio, un incidente d'auto nelle vicinanze di Cesena lo ferì gravemente. Guarito, tornò a Milano. Il dramma comincia precisamente il 15 novembre del 1928, mentre si festeggiava in Via Lovanio il 15° anniversario di fondazione del Popolo d'Italia. È in quel pomeriggio che il prof. Cesa-Bianchi, dopo avere visitato attentamente Sandrino, diede l'annuncio fatale al padre. Ricordo che quando, al telefono, mi parlò di questa visita, la voce di Arnaldo era profondamente emozionata. Ma tra le mie carte trovo una lettera di lui in data 20 novembre 1928. È il primo grido d'angoscia.