Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     Non è avvenuto.
     Servitore fedele della Rivoluzione, consapevole delle sue ferree necessità, Arnaldo, salutò i provvedimenti eccezionali deliberati dal Governo dopo il quarto attentato, senza riserve, con deciso vigore. «Bisognava — egli scrisse — prendere di fronte i pochi fantocci antinazionali che vivevano da tempo per uno scopo solo: nuocere al Fascismo. Noi abbiamo letto le cose più aberranti e abbiamo seguito le manovre più subdole. Un governo rivoluzionario che ha il diritto ed ha la forza, può essere longanime, ma non può essere suicida. Viene il giorno in cui con pochi articoli di legge ed alcuni provvedimenti straordinari esso inchioda alla loro vergogna coloro che per ambizione o per calcolo hanno fatto scempio del proprio paese. Dopo i provvedimenti contro gli avversari che in dieci anni di fatiche, di battaglie, di disinteresse non si è riusciti a piegare, non al nostro carro, ma ad una visione più equanime del problema nazionale, bisognerà colpire la zona grigia, le mezze tinte, dietro cui si annidano anche i delusi del Fascismo. Certamente da oggi la disciplina nazionale ha un significato più profondo».
     Sbaragliato l'«Aventino», il 1926 è uno degli anni più fecondi nella creazione legislativa e politica del Fascismo. È l'anno in cui entrano in vigore alcune delle leggi fondamentali dello Stato fascista: basta ricordare l'istituzione dei Podestà, la legge sulla Maternità e Infanzia, la legge Sindacale, la legge sull'Opera Nazionale Balilla, la immissione di elementi tratti dal Partito nelle file dei Prefetti, la; creazione di 19 nuove provincie. «Prefetti, Segretari federali, Podestà, sono rappresentanti fattivi del Regime fascista. La tenaglia si chiude. È il momento in cui tutti gli Italiani tendono le energie tutti per lo stesso verso. Non vi sono forze antagoniste e neanche lo scetticismo può incrinare la saldezza del Fascismo». Era veramente, com'egli scriveva, «la Nazione inquadrata». Ma, fedele al suo interno e profondo imperativo morale, aggiungeva: «È l'ora dei migliori, misurali non attraverso la rettorica, ma col metro infallibile della loro vita operosa, creatrice e feconda di bene». Toccando dei compiti ch'egli chiamava «tremendi e complessi» dei Segretari federali, dimostrava di conoscere profondamente la psicologia del popolo italiano così ammonendo i gerarchi prescelti dall'alto a norma — logica e conseguenziale — del nuovo Statuto del P. N. F.