Tutti i problemi legati all'azione del Partito fascista, alla preparazione dei giovani, allo sviluppo delle istituzioni corporative, alla situazione economica dell'Italia e a quella del mondo, alle questioni di cultura e d'arte, venivano prospettati dalle colonne del Popolo d'Italia. Gli articoli degli anni 1930 e 1931 sono così vicini a noi, che ci pare di averli letti ieri. Notevolissimi quelli scritti nei mesi di maggio del 1930 — il mio non obliabile maggio toscano e milanese — e quelli scritti nel luglio dell'anno scorso all'epoca del dissidio per l'attività dell'Azione Cattolica.
Di questo dissidio Arnaldo sofferse moltissimo, pure convinto che sarebbe stato sanato. Quando egli mi chiese se potesse scriverne, gli risposi di sì. Ero sicuro ch'egli avrebbe contribuito a chiarire la situazione nella coscienza molto turbata del popolo italiano. Egli era un cattolico convinto e praticante, ma altrettanto convinto e fermissimo Milite della Rivoluzione e difensore dei legittimi diritti dello Stato. I suoi articoli dell'estate 1931 ebbero una ripercussione enorme non solo in Italia, ma nel mondo. Non erano — come si disse — inspirati da me. Era la sua coscienza di fascista e di cristiano che glie li dettava. Egli auspicava che il conflitto non diventasse irreparabile, a gioia grande di tutti i nemici interni ed esterni del Regime che già esultavano dinnanzi alla contesa e ne traevano motivo per catastrofiche previsioni.
Fra le carte di lui ho trovato lettere interessanti di adesione anche da parte di sacerdoti eminentissimi, ansiosi di rivedere nuovamente l'orizzonte sgombro di nubi nel cielo della Patria. Il che avvenne con l'accordo chiarificatore del 2 settembre, accordo che suscitò — in ogni parte del globo — commenti e discussioni non meno animate di quelle che seguirono la firma dei Trattati del Laterano. Egli salutava il nuovo accordo con un articolo intitolato: «Soluzione integrale». «Se — egli scriveva — il dissenso da noi era circoscritto, le sue ripercussioni, invece, avevano un carattere mondiale. Le vicende della Chiesa interessano il mondo intero. Tutto ciò che viene da Roma, ché riguarda Roma, ha una eco vastissima fra tutte le Nazioni. I nemici del Regime fascista avevano tutto l'interesse a drammatizzare la situazione, con lo scopo subdolo di alienarci quelle simpatie e quelle adesioni che sorgono in ogni paese fra gli spiriti più moderni, coscienti della necessità dell'ordine, dell'autorità, della giustizia. Quest'arma miserabile viene a spezzarsi tra le mani dei nostri avversari. Ancora una volta il Fascismo rivela la sua ferma volontà di concordia, di vita serena, alacre e spirituale. L'accordo odierno supera in questo senso i limiti della breve questione circoscritta. È, di fronte a tutte le Nazioni, un'altra prova della serena grandezza di Roma spirituale, umana, cattolica e fascista».
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