Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     Non sentirono i giovani ascoltatori della Scuola di Mistica, in queste parole, come l'annuncio di un imminente trapasso? È l'impressione ch'egli mi fece le ultime volte che io lo vidi a Roma. Nello scorso novembre egli fu nuovamente mio ospite. In data 9 io trovo nel mio giornale questa annotazione presaga:
     «Mio fratello Arnaldo soffre ancora molto ed io soffro pensando a lui. Qualche volta mi appare «assopito» nel suo dolore e indifferente al mondo».
     L'ultimo discorso — ancora più presago — quasi di vigilia — fu pronunciato da Arnaldo ventiquattro ore prima di cadere col cuore spezzato. Ancora una volta egli esaltava la solidarietà fra e con gli umili e incitava al bene. Queste parole estreme si collegavano a quelle del testamento spirituale, che gli Italiani — malgrado i tempi di disagio morale, di miseria materiale, di cinismo più o meno simulato e di egoismo sfrenato — hanno letto con commozione profonda.
     Rileggendo, come io ho fatto in questi giorni, gli ultimi scritti e i discorsi pronunciati da Arnaldo durante nove anni sono ben lungi dall'affermare che tutto quel ch'è uscito dalla sua penna o dalla sua bocca, abbia avuto carattere di eccezione. Tutto, no. Tutto sarebbe impossibile. La fatica del giornalismo è troppo rapida, per avere ogni giorno un capolavoro, anche piccolo. Anche nei poemi più grandi, non tutti i versi sono sublimi. Talvolta un poeta è passato ai posteri per un sonetto, uno scrittore per un romanzo. Ma anche quando una commissione di arcigni censori sottoponesse a critica severa i mille articoli e i cento discorsi di Arnaldo, io penso che ne rimarrebbe un numero sufficiente per confermare il mio giudizio, non dettato dall'amore fraterno, e cioè che Arnaldo è stato il grande e fin qui non superato giornalista della Rivoluzione delle Camicie Nere e soprattutto che anche nei minori articoli, nei cosiddetti «corsivi», nei trafiletti, nei commenti alle notizie, in tutto ciò che rappresenta la parte minore del giornalismo, Arnaldo non dimenticava mai la nota educativa, quella che nobilita la professione e ne fa qualche cosa di fondamentalmente diverso da un semplice commercio di notizie e di carta stampata.