Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     Terminato l'anno 1923, l'anno dei pieni poteri, furono decise le elezioni politiche dell'aprile 1924. In data 4 febbraio 1924, Arnaldo così mi scriveva:
     «Desidero esprimerti il mio parere sulle elezioni che stanno per avvenire. 1° spero che col tuo senno renderai giustizia ed eliminerai dal listone tutti coloro che non hanno i numeri necessari per essere rappresentanti della Nazione; 2° fare sorvegliare specialmente in Emilia il movimento dei dissidenti che per l'appoggio degli agrari e la insipienza dei ras può dare qualche sorpresa; 3° non dimenticare che da Roma in giù i partiti come tali non contano, ma valgono le persone e perché la votazione sia grande ed abbia carattere di consenso è necessario mettere nel listone anche alcune cariatidi del vecchio mondo; 4° non dimenticare di far sorvegliare la massoneria di tutte le tinte che sta sfruttando il disagio degli affitti e dei tributi e se ciò non bastasse anche quello derivante dalle tariffe e dagli ampliamenti daziari — vedi Milano —».
     Nel secondo semestre del 1924 — scoppiata la cosiddetta questione morale — Arnaldo si tenne brillantemente in linea. Il 24 giugno — quattro giorni dopo l'omicidio Matteotti — io gli mandai un articolo da pubblicare in un supplemento del Popolo d'Italia col titolo: «Alto là, signori». Non è senza emozione che in questi giorni ne ho ritrovato il manoscritto ch'egli gelosamente conservò.
     Data la parola d'ordine, Arnaldo si batté, poi, giorno per giorno, coraggiosamente sino a quel 3 gennaio 1925 in cui io demolii l'«Aventino». Recentemente io lo avevo pregato di raccogliere in volume gli articoli scritti durante il periodo della «questione morale»; egli lo aveva fatto, ma poi convenimmo ch'era inutile attribuirsi degli onori per avere compiuto semplicemente il proprio dovere di fascisti e ch'era del pari non necessario ritornare sopra un episodio superato e dimenticato. Io gli restituii la raccolta degli articoli, che avevo promesso in un primo tempo di prefazionare e mi accorsi che egli non ci teneva gran che. Alcuni brani di quegli articoli io ho riportato in questo libro. Tutto il primo semestre del giugno 1925 segna la totale ripresa del movimento fascista, mentre i residui dell'«Aventino» sono definitivamente dispersi. Durante questi anni difficili — perché era l'inizio — e tormentosi perché il vecchio mondo non era stato ancora disperso, Arnaldo si era sempre più affinato nella sua intelligenza politica. Il 18 agosto del 1926 io pronunciai il famoso discorso di Pesaro. Il 23 successivo, Arnaldo mi scrive: