Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     «3°) Nepotismo. Può darsi che in questa materia io sfondi delle porte aperte. Sono certo che in comunicazioni riservate alle gerarchie periferiche avrai fatto loro comprendere quanto sia dannosa, ingiusta e ingenerosa la tendenza, manifestatasi in ogni tempo, in ogni rivoluzione ed in ogni guerra vittoriosa, di giovare e migliorare la situazione personale dei parenti prossimi e lontani, dei gerarchi piccoli e grandi. Credo che a questa categoria non appartengano i parenti del Duce. Gli Italiani, in questa materia, dovrebbero apprendere qualche cosa. Tuttavia è innegabile che i parenti prossimi e lontani si giovano, e per i loro interessi e per la loro vanità, di certe situazioni politiche della «gloria di casa». Bisogna inchiodare questa miserevole tendenza. I gerarchi sono dei soldati, sono gli uomini di fede, devono sentire più i doveri che i diritti. Attorno alla loro persona non devono crearsi delle clientele che sono sempre detestabili, ma lo sono ancora più se si tratta di clientele di parenti. In questa materia devi essere chiaro, assoluto, diritto: avrai il plauso di tutte le coscienze temprate e giuste.
     «4°) Cariche economiche. Avrai avvertito, come ho avvertito anche io, che l'economia italiana non è inquadrata solidamente nel Regime. Il Fascismo ha creato all'economia capitalistica delle condizioni di straordinario favore; ha chiesto in cambio una legislazione che è una fortuna per le classi lavoratrici, ma è anche ragione di tranquillità, di orgoglio e di serenità da parte dei produttori. Tolte le parole e le parate, l'economia non ha fatto grandi passi. Ad ogni momento chiede qualche cosa al Governo. L'agricoltura sembra in mano a dei dilettanti; le esportazioni agricole sono in ribasso, mentre il Governo ed il Regime, con la loro politica di protezione delle forze vive produttrici, dovrebbero aspettarsi qualche cosa di meglio, sia dai produttori come dai lavoratori. Nell'industria pi è un miglioramento sensibile, ma non bisogna augurarsi che la Nazione innalzi altre ciminiere. Bisogna vigilare quelle che ci sono e a tal fine sarebbe necessario che nei Consigli d'Amministrazione entrassero, non di straforo, ma col pieno consenso del Partito, degli uomini di parte nostra. Non si può stare in margine al Fascismo. Ti dico questo non certo per entrare in un Consiglio di amministrazione, carica che ho sempre nettamente rifiutato per la mia delicata situazione politica e giornalistica. Io sono in alcuni Consigli di amministrazione di aziende giornalistiche, dove notoriamente c'è da rimettere dei soldi, invece di guadagnarne. Ma elementi nostri, usciti dalle università commerciali, che abbiano fatto un breve tirocinio, che possono domani essere adoperati come addetti commerciali sulle piazze e sui mercati internazionali, è necessario che seguano da vicino lo svolgersi e l'ampiezza delle aziende industriali. Il vecchio mondo si è asserragliato in questi Consigli di amministrazione, dove naturalmente oltre che dell'agnosticismo, vi sono anche delle prebende notevoli, che confortano la lieve fatica. Se noi non mettiamo degli uomini nostri nei gangli vitali del Regime, noi faremo semplicemente la parte più difficile, astratta, quella che è impopolare agli occhi delle grandi folle. Non bisogna avere dell'economia capitalista, la teoria demagogica dei tempi andati. Non bisogna temerla, ma dominarla.